Marzo 2025

IL TUO VALORE

IL VALORE DI SE’ – E L’illusione in cui viviamo – Quando lavoravo come Responsabile Amministrativo per un grande gruppo energetico, pensavo di avere molto valore. Dopo tanti anni di lavoro, di sfide, di lotte, competizioni e vittorie finalmente avevo raggiunto un obiettivo importante della mia carriera lavorativa. Mi sentivo di valere, avevo un ruolo altisonante, guadagnavo tanto, un team di collaboratori che eseguivano i compiti che gli assegnavo ed il mio lavoro era molto riconosciuto. Finalmente potevo dire a me stessa e al mondo di avercela fatta, di aver raggiunto il successo e di essere qualcuno. Insomma mi sentivo come una reginetta sul suo trono. Almeno così mi sembrava, così mi avevano raccontato fosse il successo e così volevo credere che fosse. Dentro di me però c’era qualcosa che non funzionava. L’agognata felicità a cui tutti aspiriamo non era arrivata. Percepivo un malessere di fondo che era soffocato dalle mille distrazioni quotidiane ma che a tratti emergeva. Era insoddisfazione, tristezza, rabbia e anche dolore. Non riuscivo a capire da cosa dipendesse, ma era lì e con il passare del tempo è divenuto sempre più forte. Ho tentato di immergermi nel lavoro ancora di più, ma più volevo sentirmi importante e darmi valore e più stavo male. Ricordo alcune mattine che entravo in ufficio e andavo diretta in bagno a piangere. Lo ricordo benissimo, lo sforzo interiore per indossare la maschera della manager super efficiente e la realtà di cosa provavo dentro di me. Ho impiegato anni, veramente anni, ad aprirmi alla verità, alla mia verità, che non era affatto quella che mi era stata insegnata dalla mia famiglia, né quella che ci viene trasmessa continuamente dalla società, né quella in cui tutti siamo immersi. La verità ti rende libero … ma prima però ti terrorizzerà. E questo non ce lo insegna nessuno. La Vita che è una Maestra ha iniziato ad aiutarmi e per farmi vedere la realtà ho iniziato a togliermi  tutto ciò che definiva il mio Valore e a cui mi ero attaccata come una cozza con tutta me stessa. Il mio ruolo professionale, il mio lavoro, il mio stipendio, tutti i miei contatti di lavoro, la mia routine quotidiana. Lentamente ma inesorabilmente ho percepito la spinta della Vita che voleva che mollassi tutto. Le email che non arrivavano più, niente compiti da fare, niente più urgenze.  È stato difficilissimo. È stato come morire. Ho cercato di resistere in tutti i modi ma alla fine sono arrivata lì dove arrivare. Sono arrivata al Vuoto e all’incontro con la mia vera me. Vedi il mio precedente post E TU DI COSA TI OCCUPI? Ed è emerso un mare di dolore quello che ho evitato per tutta la Vita, quello che nasce dalla ferita mortale di credere di non valere niente. La ferita più grande della mia Vita è sempre stata di non andare bene, di essere giudicata, di essere derisa. E così molto presto ho imparato a conformarmi alle regole della società per essere accettata, riconosciuta, ben voluta. Valeria, nella sua autenticità, nei suoi bisogni, in tutti gli aspetti della sua sensibilità non poteva essere vista, andava nascosta dietro una maschera di professionalità, efficienza e rispettabilità. Ognuno indossa la maschera che preferisce. Guadagnare, avere un ruolo professionale mi avrebbero dato quel valore che altrimenti non avrei avuto. Ma la mia verità era tutt’altra. E credo sia così per tante persone. Non mi interessa primeggiare, competere e vincere per dimostrare chi sono. Non mi interessa avere sempre ragione e dare torto agli altri. Non mi interessa essere la migliore. L’unica cosa importante è amarmi, accettarmi, perdonarmi e capire che solo essendo autenticamente me stessa posso trovare il mio vero valore. Il valore non è qualcosa di esterno a noi che possiamo incollarci addosso con titoli, ruoli o altro. Queste sono tutte maschere che prima o poi perderemo, con la pensione, con un licenziamento, la vecchiaia ed infine quando lasceremo questo meraviglioso pianeta. Il valore è qualcosa di interno a noi, ma che non riusciamo a raggiungere perché ci giudichiamo continuamente, ci conformiamo, non ci accettiamo e quindi non ci amiamo. Abbiamo paura di mostrare il nostro vero se’ e quindi anche il nostro vero valore.  E tradendo noi stessi, soffriremo sempre. Tutto il sistema è costruito affinché sia così, ed è tutta un’illusione. Quindi dobbiamo emergere, competere e vincere per dimostrare di valere. Cerchiamo il nostro valore nella percezione che gli altri hanno di noi, perché noi ne ce ne diamo, anzi condanniamo chi siamo veramente e abbiamo paura che gli altri possano vederci nella nostra autenticità. Ecco realizzare tutto questo e capire che è vero porta’ alla Vera Libertà. Sto facendo pace con me stessa, mi dedico del tempo, faccio che ciò che amo e non mi faccio più schiavizzare. Da nessuno. Dal denaro, neanche dalle parti di me che ancora vogliono emergere. Sto imparando a dire no, anche quando ho paura del giudizio, della povertà, del mancato riconoscimento. Non voglio più essere importante, né avere un titolo, né convincere nessuno che io ho ragione. Voglio solo essere me stessa ed amarmi come sono. Solo questo per me ha valore. Con affetto Valeria Leopardi www.vuelle.it https://t.me/lavoroeliberta LASCIA UN COMMENTO Annulla risposta Connesso come VALERIA. Modifica il tuo profilo. Uscire? I campi obbligatori sono contrassegnati * Message* Precedente AUTORE: Valeria Leopardi Per molti anni ho lavorato nel settore della Finanza, Amministrazione e Controllo di Gestione in societa’ industriali e di servizio nel ruolo di Responsabile Amministrativo. Ho collaborato con Fondi d’investimento operanti nel settore delle energie rinnovabili, web marketing e agroindustriali. Da anni seguo percorsi di crescita personale e credo che integrare la propria crescita personale con la crescita imprenditoriale sia l’inizio del vero cammino verso il successo CONDIVIDI L’ARTICOLO SU :  

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IL MIO PROFILO LINKEDIN

IL MIO PROFILO LINKEDIN – L’immagine professionale – I giorni scorsi sono stata nuovamente messa alla prova, ho incontrato alcune persone ed ho dovuto parlare del mio ruolo professionale e del mio lavoro. Sono sincera. Ho fatto di tutto per fargli credere che ancora ero sul pezzo, che lavoravo a tempo pieno che il mio studio professionale andava bene e che potevo svolgere gli incarichi che volevano darmi senza problemi. Pensavo di essermi liberata dall’attaccamento al ruolo professionale e dal bisogno di riconoscimento, ma non è così. Vedi il mio precedente post L’ATTACAMENTO AL RUOLO PROFESSIONALE    Sono ancora in fase di disintossicazione e me ne rendo conto subito. Provo un senso di insoddisfazione, di malessere interiore . Iniziano i dubbi, le preoccupazioni e le paure. Una parte di me vuole sentirsi importante, avere la sicurezza del lavoro e del denaro, l’altra, quella vera, che sta conoscendo la libertà sa che la perderebbe per tornare ad indossare la maschera di professionista, della donna d’affari. “Quanto costa la libertà?” “ La libertà ti costerà la maschera che indossi, la maschera che sembra cosi’ comoda e cosi’ difficile da togliere non perché  ti stia particolarmente bene ma perché’ la indossi da troppo tempo” Florinda Donner. In maniera impaziente ho cominciato a sistemare il mio profilo su Linkedin, ho iniziato a pensare a come presentarmi al mondo per essere apprezzata. Più navigavo su Linkedin e più stavo male, mi paragonavo ad i miei ex colleghi, i miei conoscenti con ruoli altisonanti, tutti che raggiungono successi, tutti che sembrano vittoriosi ed io che mi sentivo sempre peggio. Così facendo il mio malessere aumentava. Ed il motivo è chiaro ed è sempre lo stesso. L’amore di sé. Non puoi trasferire il tuo potere personale all’esterno tradendo chi sei veramente. Non puoi chiedere inconsciamente conferme agli altri per avere una buona opinione  di te stesso. Non puoi misurare il tuo valore in base al tuo successo professionale o al livello del tuo stipendio. Tutto questo ti farà soffrire enormemente, perché avrai anteposto gli altri a te ed il tuo Cuore lo sentirà. Io almeno ormai lo sento subito. La ricerca di approvazione veramente è come un veleno in cui ci hanno immerso, che ci schiavizza e ci opprime. Bisogna essere risoluti per rendersene conto perché prende mille sfaccettature e si manifesta in tanti comportamenti diversi. La cura è l’amore di sé. Credere in sé stessi e nella propria verità, anche e soprattutto quando le cose vanno storte, quando gli altri non ci capiscono. Smettere di sentirsi superiori o inferiori, smettere di competere per vincere. Uscire dal giudizio, abbassare le pretese, ascoltarsi con benevolenza. Insomma nei giorni scorsi sono ricaduta nell’illusione del successo ma ormai me ne rendo conto molto velocemente. Non sono ancora pronta per reimmergermi nel lavoro, perché il mio vero me non si è ancora stabilizzato, sono ancora in via di disintossicazione e guarigione. Ma di sicuro non sceglierò lavori per ridarmi un ruolo altisonante, né mi piegherò per avere un lauto stipendio. Al momento la mia strada non è ancora chiara, inizio ad avere dei barlumi e delle intuizioni. A volte provo ansia e vorrei subito prendere iniziative, ma ho capito che farei passi falsi. In questi mesi quando mi sono data fretta ho commesso spesso errori. Vedi il mio precednete post LA FRETTA. So che solo rispettando me stessa e rimanendo autentica fino alla fine posso trovare la mia Via e  farà bene a me ed anche a tutti quelli che mi sono vicino. Non dovro’ piu’ competere con nessuno ne’ mostrarmi diversa da come sono per cercare apprezzamenti. Con affetto Valeria LASCIA UN COMMENTO Annulla risposta Connesso come VALERIA. Modifica il tuo profilo. Uscire? I campi obbligatori sono contrassegnati * Message* Precedente AUTORE: Valeria Leopardi Per molti anni ho lavorato nel settore della Finanza, Amministrazione e Controllo di Gestione in societa’ industriali e di servizio nel ruolo di Responsabile Amministrativo. Ho collaborato con Fondi d’investimento operanti nel settore delle energie rinnovabili, web marketing e agroindustriali.   Da anni seguo percorsi di crescita personale e credo che integrare la propria crescita personale con la crescita imprenditoriale sia l’inizio del vero cammino verso il successo CONDIVIDI L’ARTICOLO SU :

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L’ANGOSCIA DEL MATTINO

L’ANGOSCIA DEL MATTINO – Un indizio – “I DOVERI DI UN SISTEMA POSSONO SOTTRARRE AD UNA PERSONA LA PROPRIA GRAZIA, BELLEZZA E AMORE” A. De Mello Ogni mattina da anni, mi sveglio sempre con un sottile senso di malessere. Anzi appare dopo poco che mi sono svegliata. La giornata inizia sempre così e da anni ormai accade. Quando lavoravo in ufficio, ero come un orologio svizzero. Alle 9.00 in punto ero alla mia scrivania. Spesso discutevo con mio marito che mi diceva: rilassati, che fretta hai? Prendiamoci qualcosa insieme al bar. Ed io che resistevo con rabbia a quelle richieste perché dovevo e volevo essere puntuale e precisa. Sentivo la rabbia salire dentro di me perché io ero un’ottima professionista e far tardi significava incrinare quell’immagine. Questo malessere è cresciuto con il tempo, fino a diventare quasi insostenibile. Ricordo alcune mattine di aver pianto perché non ce la facevo più ad andare in ufficio e ad essere sempre performante, cosa che includeva anche la puntualità. Veramente non volevo ascoltarmi ed accettare che forse non ero sulla mia strada e ho lottato contro me stessa per mantenere la maschera che mi ero appiccicata addosso. Ma chi vuole andare in ufficio tutti i giorni? Sedersi su una scrivania e stare seduta davanti ad un PC svolgendo pratiche e pratiche per gli interessi di qualcun altro? All’epoca non vedevo tutto questo, pensavo solo a fare il mio dovere e a farlo bene. Di fatto ripetevo il modello della mia famiglia, perché’ era tutto ciò che conoscevo e non pensavo potesse esserci un’altra strada. Quando sono uscita dalla ruota del criceto la mattina ho continuato a stare male. Accendevo tutti i giorni il PC in attesa di qualche email, di qualcuno che mi chiedesse qualcosa, ma non arrivava più nulla. Scendere dalla ruota del criceto non fa cambiare i tuoi stati interiori in un click. Inizia un percorso ed anche doloroso in cui realizzi che hai vissuto secondo regole non tue, che hai interiorizzato  dentro di te la spinta ad obbedire, che ti giudichi secondo parametri che ti soffocano. Vedi il mio post SCENDERE DALLA RUOTA DEL CRICETO. Insomma realizzi che sei  uno schiavo. Almeno così è stato per me. Ammetterlo è stato durissimo, si è scoperchiato il vaso di pandora del mio dolore, che fino a quel momento era stato di sottofondo. Ancora oggi al mattino sento quella spinta, ad accendere il pc, a verificare le email,  a controllare il cellulare. Ma ora la riconosco, la affronto, l’accolgo, non scappo più. So che c’è una parte di me che ancora ha bisogno di riconoscimento, che cerca il successo e vorrebbe apprezzamenti. Ho imparato ad essere paziente con me stessa, a perdonarmi e a capire che l’unica strada che per me ha senso è quella della libertà. Non mi piego più, mi concedo un cappuccino o una passeggiata con Ciccia il mio cagnolino. Lo faccio perché in quel momento è ciò che scelgo di fare. La libertà è uno stato interiore e che passa attraverso l’amore autentico di se’. Con affetto Vuelle LASCIA UN COMMENTO Annulla risposta Connesso come VALERIA. Modifica il tuo profilo. Uscire? I campi obbligatori sono contrassegnati * Message* Precedente AUTORE: Valeria Leopardi Per molti anni ho lavorato nel settore della Finanza, Amministrazione e Controllo di Gestione in societa’ industriali e di servizio nel ruolo di Responsabile Amministrativo. Ho collaborato con Fondi d’investimento operanti nel settore delle energie rinnovabili, web marketing e agroindustriali. Da anni seguo percorsi di crescita personale e credo che integrare la propria crescita personale con la crescita imprenditoriale sia l’inizio del vero cammino verso il successo CONDIVIDI L’ARTICOLO SU :  

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IL DIO DENARO

IL DIO DENARO – E la paura della poverta’ – Uno degli ostacoli maggiori che ho avuto quando ho deciso di uscire dalla ruota del criceto è stata l’enorme paura di non riuscire a farcela economicamente. L’angoscia di non sapere come affrontare il futuro, la paura di non farcela a sostenermi sono stati i pilastri della mia schiavitù. La paura di rimanere senza denaro è micidiale. Ti tiene in ostaggio nel tuo lavoro anche quando non ne puoi più perché  il denaro è la tua ancora di salvezza. Ti da’ la sicurezza che potrai sopravvivere acquistando ciò di cui hai bisogno. Ricordo di non essere stata così da ragazza. Questa paura e’ cresciuta con me negli anni, lavoro dopo lavoro,  finche’, senza accorgermene,  il denaro e’ diventato il mio DIO. Si il DIO della mia sicurezza. Ero attaccata al mio lavoro come un bambino può essere attaccato alla tetta della mamma. Il mio stipendio era il mio nutrimento e perderlo sarebbe stato come morire. Mi sentivo isolata, lottavo in uno sforzo continuo per essere prestante ed efficiente, cercavo di rispondere a tutte le richieste che mi arrivavano e di non fare mai errori. Di essere sempre professionale e intelligente. E tutto questo per paura. Quando ero in ufficio, dentro di me sentivo solo questa pressione, questa ansia continua a fare sempre bene ma non ne capivo il motivo profondo. Più aumentava la paura della perdita del lavoro e più io ne diventavo schiava, fintanto che non ne ho potuto più e ho mollato la presa. Vedi il mio precedente post E SE PERDO IL LAVORO. Sono uscita dalla ruota del criceto a Novembre del 2023 e da allora ancora non ho un lavoro stabile. Come un drogato che smette di farsi anche io ho avuto bisogno di smettere di lavorare e affrontare la mia crisi d’astinenza. E sono ancora in fase di disintossicazione. Negli ultimi mesi ho ricevuto alcune proposte di lavoro. La scorsa settimana una importante, che mi ha fatto stare molto male. Qualsiasi altra persona al mio posto avrebbe accettato su due piedi, ed io sono stata molto molto tentata. Una parte di me voleva riprendere il ruolo, la carriera, il lavoro ed il compenso a tutti i costi per sentirsi più sicura, un’altra era terrorizzata perché sapeva che avrebbe perso la libertà conquistata. Il conflitto interiore è stato fortissimo, è stato come rimettere la cocaina sotto gli occhi di un ex-tossico dipendente. Alla fine ho rifiutato e di nuovo la paura della mancanza di denaro è venuta a trovarmi. Mi sono sentita nuovamente spaventata ed isolata. La libertà non può essere trovata nella comfort zone, ne’ nella sicurezza. La libertà non si trova in ufficio, nella casa o nella macchina nuova. La libertà va di pari passi con l’incertezza e con la capacità di fidarsi della Vita. Il denaro è diventato il nostro DIO perché’ in lui riponiamo tutte la nostra Fede. La promessa di sicurezza e stabilità a cui ci attacchiamo con tutti noi stessi e che la Società sostiene in ogni angolo del nostro percorso rendendoci per questo sempre più schiavi. Meno denaro circola, più paura abbiamo, più ci attacchiamo al lavoro e più ne diventiamo schiavi. La vera libertà è uno stato interiore, significa soprattutto essere liberi dalla paura. VUELLE   LASCIA UN COMMENTO Annulla risposta Connesso come VALERIA. Modifica il tuo profilo. Uscire? I campi obbligatori sono contrassegnati * Message* Precedente AUTORE: Valeria Leopardi Per molti anni ho lavorato nel settore della Finanza, Amministrazione e Controllo di Gestione in societa’ industriali e di servizio nel ruolo di Responsabile Amministrativo. Ho collaborato con Fondi d’investimento operanti nel settore delle energie rinnovabili, web marketing e agroindustriali.   Da anni seguo percorsi di crescita personale e credo che integrare la propria crescita personale con la crescita imprenditoriale sia l’inizio del vero cammino verso il successo CONDIVIDI L’ARTICOLO SU :

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ESSERE UN DEGNO AVVERSARIO

ESSERE UN DEGNO AVVERSARIO – La partita a tennis- La scorsa domenica mattina, sono andata a fare una partita di tennis. Ho giocato a tennis quando ero ragazzina e riprendere non è stato semplice. Sono emerse tante insicurezze: Sono troppo grande? Riuscirò a giocare? Farò brutta figura? Ho cmq deciso di provare e nonostante la paura ed i timori ho ricominciato. Ed ho fatto la scelta giusta. Quando ho iniziato le lezioni, lo scorso ottobre, ero decisamente con qualche chilo di troppo e del tutto fuori allenamento. Facevo fatica a correre ed ero piuttosto goffa e impacciata. Molte palline andavano fuori o a rete ma lentamente ho iniziato a ricordarmi come si giocava. Voglio ringraziare di cuore i miei compagni di allenamento per lo spirito ironico e giocoso con cui mi hanno accolta ed i miei allenatori che non hanno avuto pretese di risultato e hanno lasciato che migliorassi con i miei tempi, lasciandomi sbagliare e ironizzando sulle mie gaff. Chi mi conosce sa che per anni ho corso, fino ad arrivare con grande fatica a correre la mezza maratona. Mi dicevo che mi piaceva correre ma era vero il contrario! Non mi divertivo affatto e correvo per ottenere un risultato, dimostrare a me stessa di potercela fare, forse in fondo per sentirmi  superiore a tutti quelli che non correvano. Mi vantavo dei miei risultati ed ero, anche se non lo sapevo, in cerca di appovazione (vedi il mio post IL BISOGNO DI PIACERE). Gareggiare, migliorare i miei tempi, dimagrire, rimanere al passo col gruppo. Che fatica!!! Spesso non riusciamo ad ammettere che ciò che desideriamo, in fondo non fa per noi. Smettere di correre poteva sembrare una sconfitta al mare di corridori scattanti con cui mi allenavo, ma per me è stata invece una vittoria. Un altro modo di dire NO all’immagine grandiosa di me che volevo dare agli altri e un grande SI a me stessa. Giocare a tennis è una sfida continua non con il tuo avversario, ma con te stesso. Tante insicurezze profonde emergono durante l’allenamento e ancora di più in partita. A tennis puoi vincere solo se credi in te stesso. Altrimenti per quanto tecnicamente tu sia bravo la tua insicurezza emergerà e ti farà sbagliare quando meno te lo aspetti. Non puoi mentire a te stesso dicendoti sono forte, sono bravo, ecc… L’insicurezza è più profonda e non va via così facilmente. Questa mattina durante la partita ho percepito con chiarezza tutta la mia insicurezza, la paura di sbagliare, la paura di fare brutta figura, di essere umiliata e in fondo di vergognarmi.. Ho giocato con Alessandro un ragazzo giovane, alto, magro e in forma e prima di accettare la sfida ho avuto molti dubbi e tante paure. Ma ho capito che era una prova ed ero decisa ad affrontarla. Questa mattina la cosa migliore che potevo fare era dare il meglio di me, e non per vincere ma essere un degno avversario. Il degno avversario è una persona che non vuole distruggerti, umiliarti o ferirti, ma che da’ il suo meglio affinché anche tu possa tirare fuori il meglio di te ed anche tu cresca. Se avessi ceduto alla mia insicurezza e avessi mostrato l’immagine di me goffa e perdente, avrei fatto del male a me ma anche ad Alessandro. Mi sono impegnata, ho accettato i miei errori, osservato la mia insicurezza ed ho continuato. Il risultato della partita non conta più per me perché so di aver fatto il mio meglio. Tirare fuori la parte migliore di noi stessi è un nostro dovere perché stimola anche gli altri a migliorare. Impegnarsi per crescere ed evolvere è ascoltare la nostra spinta interiore che ci porta fuori dalla nostra comfort zone e che spinge anche gli altri a fare lo stesso. Se rimaniamo chiusi, intimoriti e comodi nelle nostre insicurezze, non solo tradiremo noi stessi ma non daremo agli altri a possibilità di evolvere quando ci incontreranno nel loro percorso. Io voglio essere un degno avversario, e non solo a tennis. Valeria Precedente AUTORE: Valeria Leopardi Per molti anni ho lavorato nel settore della Finanza, Amministrazione e Controllo di Gestione in societa’ industriali e di servizio nel ruolo di Responsabile Amministrativo. Ho collaborato con Fondi d’investimento operanti nel settore delle energie rinnovabili, web marketing e agroindustriali. Da anni seguo percorsi di crescita personale e credo che integrare la propria crescita personale con la crescita imprenditoriale sia l’inizio del vero cammino verso il successo CONDIVIDI L’ARTICOLO SU :  

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IL BISOGNO DI PIACERE

IL BISOGNO DI PIACERE – Un edulcorante artificiale – Ho sempre cercato approvazione. Per me è sempre stato così e nella ruota del criceto è così per tutti. Fintanto che non ho iniziato ad ascoltare i miei veri bisogni c’è sempre stata una parte di me che ha ricercato l’attenzione dagli altri e che soffriva quando non la riceveva. E questo anche nel lavoro. Ci sono tanti modi per richiamare l’attenzione ed io credo di conoscerli quasi tutti. Ecco una breve lista: quando sorrido senza motivo, quando racconto qualche episodio incredibile della mia Vita, quando tendo ad esagerare, quando mi vanto dei miei successi personali, quando voglio apparire speciale, quando mostro di sapere cose che gli altri non sanno.  Per esempio hai saputo cosa è successo Francesca??? Parlare degli altri è un ottimo modo per attirare attenzione su di sé,  perché tu sai qualcosa che gli altri non sanno e questo attira la loro attenzione e tu ti senti, per un breve momento, speciale… E così via in una lista che potrebbe continuare a lungo. Il bisogno di approvazione può essere celato o più evidente, ma è comunque presente. È come un anestetizzante che si prende per evitare di provare il dolore che deriva dalla mancanza di valore personale. Un edulcorante artificiale che ti allontana da te stesso e dall’amore per te stesso. Il valore di sé è un tema profondo che determina le nostre scelte ed i nostri comportamenti. Ricordo bene in ufficio, quando parlavo e scherzavo con un mio collega molto simpatico e come lui diventasse incredibilmente serio per rispondere alle email che gli arrivavano (anche io facevo lo stesso). Percepivo la tensione sul suo viso e nel suo sguardo. Gli domandavo: “Che cosa ti hanno scritto? Che è successo?” Per poi scoprire che il contenuto delle email non era così importante, ma per lui sì lo era. Per lui era veramente serio. Nella ruota del criceto è tutto importante, è tutto urgente e tutto è grave. Ho iniziato a percepire che c’era qualcosa che non andava. Non lavoravamo in cardiochirurgia e questo senso di urgenza e gravità era fittizio, ma contribuiva tremendamente a darci il nostro senso di importanza personale. E’ questa  una grande illusione della ruota del criceto. Tutto questo ha contribuito a farmi credere che il lavoro che svolgevo fosse tremendamente importante e di conseguenza  anche io lo ero. Il mio ruolo professionale si era fuso con la mia identità. Il mio lavoro era chi io fossi e non cosa facessi. Nella nostra società questa distinzione non esiste quasi più e quindi quando ho mollato il lavoro ho perso tutto il mio valore.   Se erroneamente senti che il tuo lavoro ti dà il tuo valore come persona, ci rimani aggrappato a tutti i costi, pur di non dover affrontare la perdita di importanza personale… La Vita che’ una Maestra sa che tutto questo è un’illusione e prima o poi inizia a portarti via le cose a cui ti aggrappi…tra cui il lavoro. Ed in questo periodo credo stia accadendo a molte persone.  Allora quel vuoto da cui tutti fuggiamo ricompare all’orizzonte e  abbiamo solo due strade che possiamo percorrere, tornare indietro e cercare un altro lavoro (che ci schiavizzi nuovamente) o avere il coraggio e attraversare il vuoto da cui fuggiamo da sempre. Vedi il mio precedente post  E SE PERDO IL LAVORO Più agganci il tuo valore al lavoro e più ne diventi schiavo. Funziona esattamente come una droga, non ne puoi fare a meno perché altrimenti stai male. Il lavoro così diventa una schiavitù, ti fa male ma non ne puoi fare a meno. In inglese c’è la parola workaholic che descrive questo meccanismo. In italiano suona come stacanovista o maniaco del lavoro.  Diffidate di coloro che dicono di essere sempre impegnati. Vogliono esserlo (inconsciamente), perché non riescono più a fermarsi. E così si lavora sempre e si corre sempre. Non importa che lavoro faccio, l’importante e’ lavorare e correre. Dimostrare a sé stessi di essere importanti. Una promozione, un corso, un riconoscimento, un problema risolto. Qualcosa per essere apprezzati. Sto scoprendo che la spinta alla ricerca di approvazione si allenta dentro di me  quando ho il coraggio di vedermi veramente per ciò che sono, quando mi accetto anche nella sconfitta e negli errori. Quando mi perdono. Quando smetto di giudicarmi. Solo così posso essere libera e non mi interessa più dimostrare niente a nessuno. Con affetto Valeria Precedente AUTORE: Valeria Leopardi Per molti anni ho lavorato nel settore della Finanza, Amministrazione e Controllo di Gestione in societa’ industriali e di servizio nel ruolo di Responsabile Amministrativo. Ho collaborato con Fondi d’investimento operanti nel settore delle energie rinnovabili, web marketing e agroindustriali.   Da anni seguo percorsi di crescita personale e credo che integrare la propria crescita personale con la crescita imprenditoriale sia l’inizio del vero cammino verso il successo CONDIVIDI L’ARTICOLO SU :

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SCENDERE DALLA RUOTA DEL CRICETO

SCENDERE DALLA RUOTA DEL CRICETO – Cosa accade dopo? – Ho trascorso circa 50anni ad inseguire obiettivi. Si inizia presto a correre nella ruota del criceto. Il meccanismo è così radicato che è impensabile pensare ad un modo di vivere differente, almeno qui in Occidente e sicuramente qui in Italia. La corsa inizia da subito, da bambini. Si inizia a correre per essere bravi e buoni a casa, per prendere bei voti a scuola, per riuscire nello sport. E così via in una corsa senza fine all’inseguimento del successo, di un titolo di studio, di un certificato, del lavoro e del successo. La spinta è una ed una sola essere apprezzati, approvati e in fondo amati. Siamo figli dei nostri genitori che a loro volta hanno corso e forse corrono ancora nella stessa ruota.  Dato che apprendiamo per modelli in fondo abbiamo ricevuto solo quello che loro conoscevano e sapevano fare. E così chissà da quante generazioni. Sicuramente c’è stato un tempo in cui la ruota non girava o almeno non così velocemente. La verità è ben diversa ma è così spaventosa che nessuno osa fermarsi a riflettere. Insomma dopo aver trascorso quasi 50anni a correre la Vita è venuta in mio aiuto e mi ha spinto a fermarmi. Ed è stato come morire.  Qualcuno credo si suicidi veramente. Fortunatamente mi sono aggrappata a chi in passato ha percorso questo cammino prima di me, persone di fede che hanno lasciato testi importanti. Pensavo veramente di impazzire ma di una cosa ero sicura non potevo più tornare indietro. E’ così,  quando si esce dalla ruota e la si osserva con un po’ di distacco se ne vede tutta la follia e non si è più disposti a tornare indietro. Si ma cosa accade dopo? Vivere inseguendo dei risultati e degli obiettivi è un metodo che ci fa sentire sicuri e ci fa sentire parte della società umana in cui viviamo.  Soprattutto ci anestetizza da un vuoto esistenziale che emerge appena ci fermiamo e che è molto doloroso. Su questo vedi il mio post E SE PERDO IL LAVORO. Il senso di appartenza è collegato alla nostra sopravvivenza, per cui se tutti fanno così non può che essere così. La verità è ben altra ed il malessere interiore che proviamo ne è un chiaro sintomo. E poi in fondo siamo tutti consapevoli che questo modo di vivere è perverso, forse un inganno diabolico. Basta guardarsi intorno. La prima cosa che accade quando si scende dalla ruota del criceto è dover affrontare le nostre più grandi paure. La paura dell’ignoto, la paura della povertà, il senso di impotenza dovuto alla perdita del lavoro e del ruolo professionale e abbracciare l’incertezza…. Insomma tutto quello che abbiamo evitato per una Vita intera e da cui la società ci tiene lontani distraendoci in ogni modo. Per molti tutto questo emerge con l’arrivo della pensione o con la perdita del lavoro, per altri molto prima. Per evitare il malessere si ricorre a distrazioni di ogni tipo, in primis il cellulare, le chat, i social… poi se non basta piu’ alcol e perfino droghe. In questa fase si può ricorrere all’aiuto di un terapeuta, ma forse non basta. La chiamata e la prova sono del tutto personali, come sono personalissime le nostre paure. Ma una cosa è certa emergeranno ed è per questo che io definisco questo cammino, il cammino dell’eroe. In passato questo periodo veniva definito la NOTTE BUIA DELL’ANIMA, un periodo in cui cadono le certezze ed i pilastri su cui si è costruita la propria vita e si affronta il vuoto. Personalmente ho tentato fino alla fine di evitare di attraversare questo percorso, ma la Vita mi ha portato lì e ho percepito chiaramente la spinta della Vita che voleva farmelo affrontare. E’ stato come cadere in un burrone, con me che mi agitavo per rimanere aggrappata e non cadere. Ho mollato il lavoro, il ruolo professionale, il paese che amavo, la casa dove abitavo, i miei amici… e mi sono trovata sola con me stessa. Scoprire che non ero la persona che mostravo al mondo, che indossavo una bella maschera per essere conforme al ruolo e all’immagine che volevo dare al mondo, non è stato facile.  Ma la mia maschera lentamente si è rotta e finalmente sta emergendo la mia vera me, le mie aspirazioni autentiche, i miei bisogni veri ed il messaggio che voglio dare al mondo. È un processo graduale e lento. Si iniziano ad avvertire dei momenti di benessere non collegati a risultati particolari, una sorta di pace che in realtà rispecchia la pace fatta con sé stessi. Si allenta la presa e non ci si giudica più cosi duramente. Ci si osserva di più, si è più benevolenti con sé stessi e di conseguenza anche con gli altri. Non ci si danno obiettivi pressanti, le preoccupazioni si allentano ed in generale ci si rilassa. Forse e’ questa la fede vera, sapere che qualcun penserà a te. Le cose piccole diventano importanti. Ci si dedica del tempo. Ecco in questo stato anche il lavoro cambia. Fare qualcosa che non si ama fare è impossibile perché e’ impossibile fare del male a sé stessi. Insomma tutto cambia perché sei cambiato tu. Con affetto Valeria Precedente AUTORE: Valeria Leopardi Per molti anni ho lavorato nel settore della Finanza, Amministrazione e Controllo di Gestione in societa’ industriali e di servizio nel ruolo di Responsabile Amministrativo. Ho collaborato con Fondi d’investimento operanti nel settore delle energie rinnovabili, web marketing e agroindustriali. Da anni seguo percorsi di crescita personale e credo che integrare la propria crescita personale con la crescita imprenditoriale sia l’inizio del vero cammino verso il successo CONDIVIDI L’ARTICOLO SU :  

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