Febbraio 2025

E SE PERDO IL LAVORO?

E SE PERDO IL LAVORO? – Mollare la presa – Il timore di perdere il lavoro genera una paura pazzesca. Gran parte della nostra sicurezza e’ legata al lavoro. L’idea di non avere più lo stipendio apre scenari di terrore su cui ognuno esprime al meglio le proprie preoccupazioni e nefaste fantasie. Ed in questo periodo di incertezza dilagante credo che sia una situazione di ansia molto diffusa. La nostra sicurezza è minata alla base perché’ il lavoro non solo ci dà la nostra (falsa) identità vedi il mio precedente post che facciamo oggi ma ci dà anche la sicurezza legata al denaro.   Quando ero dipendente di un importante gruppo energetico ero attaccatissima al mio lavoro. Gran parte del mio valore era collegato al mio lavoro e all’etichetta di Manager che mi ero appiccicata addosso. Ero super performante e ultra esigente con me stessa ed i miei collaboratori. Volevo riuscire a tutti i costi e dentro di me c’era una forte e continua tensione al perfezionismo. Non accettavo ne’ i miei errori ne’ tantomeno quelli dei miei collaboratori. Tutto questo all’esterno mi faceva apparire come una seria professionista e un’ottima manager ma al mio interno la storia era tutt’altra. Ho impiegato anni a capire la verità che si nascondeva dentro di me. Un primo segnale della realtà arrivò quando la proprietà dell’azienda decise di vendere le sue quote ad un altro gruppo. E se perdo il lavoro? Di fronte a questa possibilità mi sentivo completamente impotente e spaventata. Avevo una gran paura.  Vivevo costantemente nella paura di fare brutta figura, di sbagliare, di non essere sufficientemente preparata, che qualcuno si accorgesse delle mie fragilità e in fondo che scoprisse che non ero IO la persona che mostravo di essere. Inconsciamente stavo interpretavo un ruolo e temevo di essere scoperta. Forse era semplice da capire, ma io facevo di tutto per evitare questa verità. Percepivo questo senso di insoddisfazione e scontentezza costante dentro di me. La paura di perdere il controllo della mia Vita e delle mie finanze mi ha portato a fare scelte che non avrei mai fatto. Ero una schiava, ben remunerata ma pur sempre una schiava. Quando questo malessere è divenuto insostenibile e con enorme fatica ho mollato la presa e sono finita nel vuoto del fare, (vedi il mio post Liberta’ e lavoro) sono emerse tutte le mie paure più profonde e con loro anche la Verità. “LA VERITA’ VI RENDE LIBERI” .. e aggiungo vi terrorizzera’. Quanto è vero. Ho sempre avuto il controllo supremo sulle mie finanze e sul denaro. Facevo budget,  piani di cassa, analisi finanziarie e chi più ne ha più ne metta. Pensavo che il flusso di denaro fosse il frutto di una formula matematica come avevo imparato all’Università e come puntualmente applicavo nel mio lavoro. Non c’erano incertezze, né imprevisti. Io ero al controllo dei miei conti, ero il Dio delle mie Finanze. Ho scoperto (finalmente) che questa è un’illusione. Per quanto possiamo sforzarci di tenere il controllo, di essere performanti, di lottare per sopravvivere né il denaro né il successo dipendono da noi. Anzi più ci irrigidiamo ed esercitiamo questo illusorio senso controllo più ostacoliamo la nostra crescita personale e finanziaria. Entrambe vanno di pari passo. Anche il denaro è frutto dell’amore verso noi stessi, della cura che mettiamo nella nostra attività e in ciò che amiamo fare. Il denaro è il risultato del nostro impegno autentico, dei nostri piccoli passi quotidiani, di come reagiamo di fronte ai problemi quotidiani, dell’accettazione delle sfide anziché del loro rifiuto e dell’assoluta assenza di attaccamento al risultato. Esattamente l’opposto di ciò che ci viene insegnato, praticato e comunicato tutti i giorni da tutti. Scegliere coraggiosamente il lavoro che ti interessa, coltivare ciò che ti appassiona è una scelta di amore verso te stesso. E l’amore per te stesso, l’ascolto dei tuoi bisogni profondi è l’inizio di ogni libertà, del non giudizio e della fine delle proprie paure. Con affetto Valeria Precedente 4 Comments Roberto Marucchi25/02/2025 at 7:42 PM | Edit E se il denaro in realtà ci arrivasse per portare avanti una mission che ci è stata assegnata? Forse, come è successo a te, ci sono delle fasi nella vita durante le quali ci troviamo a guadagnare pur non avendo ancora imboccato la strada giusta, preparando inconsapevolmente il terreno per qualcosa di più aderente alla nostra vera essenza. Quelle esperienze lavorative ( e non solo lavorative ) ci appariranno un giorno le uniche che avrebbero potuto farci diventare chi siamo oggi Rispondi admin26/02/2025 at 7:40 AM | Edit Grazie Roberto ❤️. La mission non compare subito all’orizzonte ma la si trova passo dopo passo seguendo i propri bisogni autentici. Si inizia ascoltando se stessi profondamente. Rispondi Giuliana Rinaldo25/02/2025 at 11:11 AM | Edit Ciao carissima mi è piaciuto molto il tuo articolo e condivido pienamente quello che hai scritto….a volte le paure ci possono condizionare , ma poi dentro si accende una luce che ti guida e ti dà la spinta x riconoscere i nostri veri bisogni e allora ti metti in gioco e vedi che puoi farcela . È successo anche a me , lavoravo in un grande studio di design e un giorno l’azienda decide di chiudere, un paio di architetti mi hanno offerto di lavorare x loro, questo voleva dire fare la schiavetta,lavorare con orari indecenti x una paga mensile misera….mi sono detta ,per guadagnare quello stipendio quanto avrei dovuto fare??? Mi sono detta che x quanto male mi fosse andata quella cifra potevo guadagnarermela ,senza problemi….. Qui è scattata la molla ho deciso di lavorare da sola….la azienda (dal momento che tutti avevano abbandonato la nave che affondava)mi ha offerto di gestire il magazzino e ho tenuto aperto il negozio abbinato allo studio. È stata la mia fortuna….potevo solo fare fuori le giacenze ,ma in quella situazione ho conosciuto i miei primi clienti, potevo attingere alla produzione ma allo stesso tempo potevo progettare per i nuovi clienti . Quello che mancava lo avrei fatto fare dai miei fornitori su misura . Così

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E TU DI COSA TI OCCUPI?

E TU DI COSA TI OCCUPI? – Il senso di importanza personale – Ho sempre lavorato in azienda ed è sempre stato fondamentale il mio ruolo professionale. Un titolo, una professione in cui riconoscermi. Quando incontro nuove persone, una delle primissime domande che ricevo è: e tu, di che ti occupi? In passato di fronte a questa domanda potevo rispondere con tranquillità: Sono il Responsabile Amministrativo di questa azienda, ho il mio studio commerciale… Mi occupo di Finanza Aziendale. Avere queste risposte pronte mi dava una grande sicurezza e mi faceva sentire bene. Il mio Ego si gonfiava e mi sentivo superiore a tante persone. Non avevo percepito dentro di me quanto il mio senso di importanza personale fosse legato al mio ruolo professionale. Così quando ho deciso di ‘mollare’ non sapevo bene cosa mi aspettasse. E come sempre l’ho scoperto sulla mia pelle. Il senso di importanza personale è collegato a qualsiasi cosa ti faccia sentire importante. Può essere il lavoro, come nel mio caso, il tuo sport, la tua casa, la tua macchina o i tuoi viaggi per il mondo. Capisci che è qualcosa che ti rende sicuro e puoi riconoscerlo perché ti fa sentire superiore agli altri e quando inizi a distaccartene stai male. E come una droga di cui, non puoi fare a meno, ne vorrai sempre di più. Se il tuo ruolo professionale fornisce il tuo senso di importanza personale, vorrai essere sempre più importante nella tua azienda e guadagnare sempre di più. Se è la tua auto ne vorrai una migliore e più nuova, sempre più all’avanguardia e appariscente. Tutto ciò che ti procura sicurezza in realtà ti schiavizza, perché non puoi farne a meno. Quando te ne allontani (o ci provi) emergono un mondo di insicurezze, un mondo che rimane ben sommerso dall’etichetta che ti sei messo addosso. In realtà siamo tutti in fuga, in fuga da noi stessi e dalle nostre paure, anche se non ce ne rendiamo conto. In fondo preferiamo correre e correre, piuttosto che vedere cosa emerge da dentro di noi. Tutto è tremendamente importante e urgente. Inseguiamo dei risultati che forse non arriveranno mai, e quando anche li raggiungiamo, dopo poco, la soddisfazione provata svanirà e inizieremo di nuovo a inseguirne altri. Un altro lavoro, un’altra macchina, un’altra vacanza… La frenesia quotidiana è il sintomo di quanto vogliamo fuggire e l’ansia è il segnale che percepiamo di non poter più continuare a fuggire da noi stessi. Perché fermarci ci fa così tanta paura? Per quanto mi riguarda quando mi sono concessa di fermarmi ho realizzato che la Vita che avevo scelto non era affatto giusta per me. Ero convinta che lo fosse! Ma non era vero. Se mi fossi amata e mi fossi ascoltata profondamente, come sto iniziando a fare, l’avrei capito prima. Ma per arrivarci ho dovuto affrontare il vuoto (vedi il precedente post la liberta’ nel lavoro ). La mia immagine era quella voluta dai miei genitori. Non ne ero cosciente, percepivo solo un senso sotterraneo di insoddisfazione o di noia,  soffrivo non sapendo perché, e correvo nella ruota del criceto per non sentire questa sofferenza. Ancora oggi a volte ricado in questo meccanismo, e quando mi chiedono di cosa ti occupi tendo ad ingigantire la mia immagine o ciò di cui mi occupo, ma sto migliorando e inizio a rispondere la verità. Amo sostenere la crescita nel lavoro dei miei amici e questo mi rende felice. Non mi giudico più e ho preso anche la sana abitudine di non paragonarmi più agli altri. Quando sono onesta con me stessa e autentica nei miei veri bisogni non mi manca nulla, sono soddisfatta e ferma nelle mie scelte. Mi sento sicura e so che sto percorrendo la strada giusta. A quel punto i risultati non mi interessano più, ma solo di godermi il viaggio. Auguro anche a te di trovare la forza di ascoltarti con benevolenza e  di affrontare con coraggio le tue paure che emergono  quando ti concedi la liberta’ di fermarti. Con affetto Valeria Precedente AUTORE: Valeria Leopardi Per molti anni ho lavorato nel settore della Finanza, Amministrazione e Controllo di Gestione in societa’ industriali e di servizio nel ruolo di Responsabile Amministrativo. Ho collaborato con Fondi d’investimento operanti nel settore delle energie rinnovabili, web marketing e agroindustriali. Da anni seguo percorsi di crescita personale e credo che integrare la propria crescita personale con la crescita imprenditoriale sia l’inizio del vero cammino verso il successo CONDIVIDI L’ARTICOLO SU :  

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CHE FACCIAMO OGGI?

CHE FACCIAMO OGGI? – L’A MIA DOMENICA – “AMARE SE STESSI E’ L’INIZIO DI UNA LUNGA STORIA D’AMORE’ – Oscar Wilde La domenica per me e’ sempre stata una giornata difficile. Abituata ed immersa com’ero nella frenesia del lavoro quotidiano non riuscivo a fermarmi. Le mie giornate lavorative erano piene di scadenze, obiettivi e risultati da raggiungere. Ero in uno stato di tensione continua. Sempre proiettata su qualcosa da fare, qualche obiettivo da raggiungere. E come un treno in corsa la domenica era una fermata che non riuscivo a rispettare. Non basta certo un giorno per calmare l’ansia e lo stress interiori, perché sono dentro di noi e hanno ragioni molto profonde. Così le mie domeniche diventavano momenti di agitazione in cui volevo organizzare gite, viaggi ed escursioni varie con i miei amici. Il mio stato d’animo passava dalla contentezza, quasi euforia se si organizzava qualcosa alla noia totale se poi invece, come capitava, non potevo organizzare nulla. La domenica era una sfida e l’unica cosa che cercavo era fare qualcosa, avere un obiettivo. La domanda che puntale facevo a mio marito era: Che facciamo oggi? Avrei fatto di tutto pur di non affrontare il vuoto del fare. (vedi il mio precedente post LIBERTA’ NEL LAVORO ) Ho impiegato molto tempo per capire perché quel vuoto del fare mi faceva così tanta paura. In realtà lo evitavo perché’ era carico di dolore.  Dal vuoto emergono tutte le nostre istanze profonde, le nostre ferite, da cui ci allontaniamo quando siamo immersi e distratti dal nostro lavoro. Il corri corri quotidiano e’ un ottimo anestetizzante e incredibilmente ci da’ un senso di importanza personale e di valore che ho scoperto essere del tutto illusori. Io ero una donna affermata, guadagnavo molto, avevo il mio studio professionale, dei dipendenti, agli occhi degli altri ero una persona di successo ed io in fondo volevo essere di successo (e chi non vuole?) e avere valore. Quindi ho creduto a quella storia. Ma la verità e’ appunto che e’ una storia e che io non ero felice perché tutto quel fare non era affatto allineato a chi sono io, a cosa voglio realizzare nella vita e a cosa per me è davvero importante. Più ci si allontana da se stessi e più grande è il dolore che si prova, che può emergere solo quando si rallenta e ci si ferma. Il passaggio però è obbligato, può far paura, ma non c’è un’altra strada. Ieri per la prima volta la Domenica e’ stata la mia amica.  Ora che non cerco più di organizzare nulla, che mi accetto così come sono indipendentemente dai miei risultati, ho libertà di potermi lasciar andare. E così ieri sono uscita da sola a godermi una bellissima giornata di sole, senza saper bene cosa fare. Sono stata in una bellissima chiesa al centro di Roma, poi sul lungo tevere e mi sono regalata un pranzo hot pot cinese pagando un conto anche salato (senza avere sensi di colpa). Mi sono amata e rispettata e non avevo bisogno di altro. Sono stata felice. Il mio percorso lavorativo sta apparendo all’orizzonte, ma non sarà né casuale né determinato da altri. Sarà scelto da me, con i miei NO ed i miei SI. E sarà di sicuro successo perché rispetterà me stessa e ciò che amo veramente fare. Il SUCCESSO LAVORATIVO e’ strettamente collegato ALL’AMORE DI SE’. E questo insegnamento non ci viene dato né a scuola né tantomeno al lavoro. Con affetto Valeria PrecedenteSuccessivo AUTORE: Valeria Leopardi Per molti anni ho lavorato nel settore della Finanza, Amministrazione e Controllo di Gestione in societa’ industriali e di servizio nel ruolo di Responsabile Amministrativo. Ho collaborato con Fondi d’investimento operanti nel settore delle energie rinnovabili, web marketing e agroindustriali. Da anni seguo percorsi di crescita personale e credo che integrare la propria crescita personale con la crescita imprenditoriale sia l’inizio del vero cammino verso il successo CONDIVIDI L’ARTICOLO SU :  

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STAVOLTA HAI TOPPATO!

STAVOLTA HAI TOPPATI! – Il mio uttimo fallimento – Nei giorni scorsi ho avuto delle discussioni con alcuni miei collaboratori/amici per me importanti. Nonostante pensassi di essere stata chiara evidentemente non era così. Ho sempre avuto la tendenza a progettare, organizzare e fare. Alcuni miei amici mi definiscono una sognatrice concreta. Negli ultimi anni ho capito sulla mia pelle che di questi tempi e con tutte le difficoltà che ci sono, specialmente in Italia, avviare un progetto di business da soli è praticamente impossibile. Quando ho realizzato questa verità  e mi sono aperta, facendo vedere le mie difficoltà,  sono arrivate intorno a me le persone giuste al momento giusto. Trovare un collaboratore, un amico che ti accompagna nella crescita del tuo progetto è una grande ricchezza. E’ il tassello principale di avvio del tuo sogno ed è anche più importante del denaro di cui disponi. L’elemento che sta alla base di questo rapporto è la fiducia reciproca. La fiducia non è qualcosa che si acquisisce velocemente, ci vuole tempo, un percorso lavorativo e tante prove da superare insieme. Vedi il mio precedente post sul tema della FIDUCIA. Accade soprattutto nelle fasi iniziali del rapporto di fraintendersi e non capirsi totalmente. Le aspettative possono essere simili, ma poi divergere. Durante questi anni ho incontrato diverse persone che sono state al mio fianco nel mio percorso professionale e ognuna di loro mi ha insegnato qualcosa. L’insegnamento è arrivato puntale quando sono nate delle difficoltà. Come in un rapporto di coppia, con i collaboratori si litiga, si discute, ci sono lotte di potere e tante paure. Il rapporto ovviamente è meno vincolante ma le dinamiche sono le stesse. Ognuno di loro mostrandomi i miei limiti caratteriali, imprenditoriali e organizzativi mi ha dato una grande opportunità di crescita. Quando c’è un contrasto ci sono solo due possibili strade che possiamo prendere. La prima e la più battuta è cadere nel giudizio, nella critica e nella lamentela. Tutto diventa molto personale. Noi ci sentiamo feriti e offesi, oppure sbagliati ed in colpa. La seconda strada molto meno frequentata è capire che insegnamento la Vita ci dà stando attraverso quel contrasto, quella situazione di difficoltà e quella persona. Se riusciamo ad accettare noi stessi e l’altro, senza volontà di cambiare né noi né l’altro saremo molto più lucidi, distaccati e senza cariche emotive. La Vita ci sta dando una lezione e noi abbiamo una vera opportunità di crescita. Da quell’accettazione molto probabilmente capiremo cosa migliorare in futuro. Potrà essere la comunicazione, l’organizzazione del lavoro, la definizione del compenso, l’attribuzione del ruolo professionale o altro. Forse non potremo recuperare il rapporto con il nostro collaboratore/amico ma noi sicuramente saremo cresciuti. Avendo capito la lezione saremo più pronti per i nostri prossimi passi, saremo più sicuri di cosa fare, saremo cresciuti come persone e come imprenditori. CADERE NON È UN FALLIMENTO. IL FALLIMENTO È RIMANERE LA’ DOVE SI E’ CADUTI – SOCRATE Il fallimento è un Maestro e avere l’umiltà di seguire i suoi insegnamenti è un atto di grande coraggio. Con affetto Valeria Precedente AUTORE: Valeria Leopardi Per molti anni ho lavorato nel settore della Finanza, Amministrazione e Controllo di Gestione in societa’ industriali e di servizio nel ruolo di Responsabile Amministrativo. Ho collaborato con Fondi d’investimento operanti nel settore delle energie rinnovabili, web marketing e agroindustriali. Da anni seguo percorsi di crescita personale e credo che integrare la propria crescita personale con la crescita imprenditoriale sia l’inizio del vero cammino verso il successo CONDIVIDI L’ARTICOLO SU :  

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