Crescita personale

LA MANCANZA DI VALORE

LA MANCANZA DI VALORE – Sentire di valere poco o niente – La mia ferita principale è la mancanza di valore. Ho impiegato molto tempo a razionalizzare di cosa si trattasse, perché, per divenire consapevoli della propria ferita principale, bisogna attraversare il vuoto e la montagna di dolore che si cela in esso. Vedi il mio precedente post LIBERTA’ E LAVORO. La mancanza di valore si manifesta in molti modi diversi e si sviluppa sin dalla nostra infanzia. E’ come una pianta rampicante che dal tronco poi si dirama nella nostra coscienza in mille modi diversi. Quando cerchiamo di darci un’immagine di noi stessi, inconsapevolmente stiamo cercando delle conferme all’esterno di chi siamo per darci valore. Proiettiamo sul mondo ciò che vorremmo essere o che ci hanno insegnato che dovremmo essere per ricevere quell’apprezzamento di cui tanto avevamo ed abbiamo bisogno. Ancora oggi quando desidero qualcosa, che illusoriamente ritengo possa darmi valore, e temo di non raggiungerla sento nascere in me l’ansia. Fino a poco tempo fa la percepivo l’agitazione interiore e la tensione ma non capivo perché l’avessi, ora so che sto difendendo l’immagine di me che voglio dare al mondo e per questo ho paura. Temo che il mondo scopra chi sono e mi rifiuti. Ci si arrocca in posizione lavorative, spesso inespugnabili, proprio per non sentirsi insicuri e per dimostrare di valere. Una volta raggiunta una certa stabilità non si vuole più mollare la presa. Per evitare il dolore dell’umiliazione, della vergogna e della mancata accettazione ci distraiamo in mille modi diversi. L’unica risposta che conosciamo è la fuga. “Siamo pieni di risentimento quando i nostri desideri non sono esauditi e andiamo su tutte le furie quando, per una ragione o per l’altra le nostre aspettative vengono disattese. In quel momento di delusione ci sentiamo realmente abbandonati e questo risveglia tutte le delusioni provate da bambini, quando non eravamo amati, compresi, accettati e approvati. Ma invece di sentire il dolore, reagiamo accusando l’altro.” – Krishnananda, Amana – Dal Libro: A tu per tu con la paura. Il mondo sta andando a rotoli, lo sappiamo tutti e lo vediamo tutti. Sto iniziando a domandarmi perché in questa situazione dove c’è così tanto bisogno di tutto, non si riesce più a fare nulla? Perché continuiamo a vedere il degrado aumentare e non riusciamo ad intervenire su di esso? Credo che la risposta sia perché non vogliamo assumerci la responsabilità di noi stessi, delle nostre scelte, delle nostre risposte nelle nostre relazioni personali e nel nostro lavoro. Forse non vogliamo vedere che la realtà e cioè che siamo in fuga. In Fuga da noi stessi. Veniamo costantemente messi alla prova e invece di tirare fuori il coraggio necessario davanti alle nostre sfide, attraversare le nostre ferite e quindi evolvere, preferiamo evitarle. Ci distraiamo, minimizziamo, facciamo finta che non dipenda da noi, che non sia importante, e normalizziamo tutto, anche il degrado in cui siamo immersi. Vedi il mio precedente post ATTRAVERSARE IL DOLORE. Chi mi conosce sa che sostengo l’artigianato artistico, perché credo fortemente nella forza della creatività umana in questo periodo gelido e freddo. Ho un gruppo su WhatsApp di piccoli artigiani. Ultimamente dovevo organizzare un mercato e stavo raccogliendo le prime adesioni. Purtroppo però gli organizzatori hanno preferito dare il mandato ad un’altra associazione che conosco personalmente. Quasi tutti gli artigiani del ‘mio’ piccolo circuito hanno deciso di aderire all’iniziativa degli altri ed io mi sono sentita tradita e abbandonata. La ferita della mancanza di valore è riemersa in tutto il suo splendore. In passato avrei tirato fuori tutta la mia rabbia e la mia frustrazione, incolpando e giudicando. Avrei messo in discussione me stessa e le mie capacità. Frasi del tipo: “sono una fallita, nessuno mi capisce, hanno preferito loro a me, non sanno chi sono io…” e così via sarebbero state il repertorio della mia mente. Quando sono in collera i pensieri sono più agitati e carichi di energia. Questa volta ho fatto una scelta diversa, e di fronte al dolore della ferita, ho scelto consapevolmente di attraversarlo. La mente era agitata, i pensieri di giudizio e la rabbia erano un tutt’uno con me. Ho fatto dei bei respiri profondi, ho staccato il cellulare, chiuso i social, chiuso tutto e mi sono immersa nel mio dolore. La sensazione nel corpo è stata di una morsa nello stomaco, la gola era chiusa e io ero irrigidita per la paura del dolore. Sono rimasta nel dolore per tutto il tempo che serviva. Eckharte Tolle ci spinge a fare questo passo coraggioso: “Fate l’amore con il dolore”. Ora so perché. Perché dall’altra parte c’è una via d’uscita. È come passare in un collo di bottiglia. È stretto, lungo e difficile ma poi se ne esce. Dall’altro lato del tunnel c’è la quiete, l’uscita dal conflitto e dalla lotta. Il mollare la presa che non è una sconfitta ma affidarsi alla Vita. Lasciare andare ciò che ci fa male per dover dimostrare di essere qualcuno o di essere importanti. Una sorta di resa. C’è la pace con sé stessi e la profonda comprensione che tutto ciò che ci accade ha un insegnamento, che non siamo soli e siamo guidati in un Universo che dialoga con noi in ogni avvenimento, in ogni passo, in ogni momento. Individuare la propria ferita principale è molto difficile, perché bisogna essere totalmente autentici con sé stessi. Insomma non bisogna ‘raccontarsela’ e soprattutto bisogna avere il coraggio di non sfuggirla. Il coraggio di vedere chi siamo veramente e non chi vogliamo apparire. Quando faccio questo, percepisco da sola il mio valore e non necessito che me ne diano gli altri. VALERIA LEOPARDI LASCIA UN COMMENTO Annulla risposta Connesso come VALERIA. Modifica il tuo profilo. Uscire? I campi obbligatori sono contrassegnati * Message* Avvertimi via email alla pubblicazione di un nuovo articolo. Δ Precedente AUTORE: Valeria Leopardi Per molti anni ho lavorato nel settore della Finanza, Amministrazione e Controllo di Gestione in societa’ industriali e di servizio nel ruolo di Responsabile Amministrativo. Ho collaborato con Fondi d’investimento

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attraversare il dolore

ATTRAVERSARE IL DOLORE

ATTRAVERSARE IL DOLORE O EVITARLO? – Antichi insegnamenti – Ci sono dei momenti in cui sembra che le cose non cambino mai, di rimanere bloccati nella stessa situazione per molto tempo, di cercare la via d’uscita e di non trovarla. Ci sentiamo come in una prigione di cui non vediamo le sbarre ma che percepiamo esistere e da cui vorremmo uscire. Di fronte a questo malessere interiore ci è stato insegnato a fuggire, ad allontanarcene con distrazioni continue a non ascoltarci e a far finta che non ci sia niente che non va. L’evitamento del proprio dolore funziona per brevi tratti. Stare in compagnia dei nostri amici, andare al cinema, mostrarsi sui social, chattare sono tutte strategie di fuga dal nostro malessere interiore. L’utilizzo sempre più in aumento dei social conferma quanto ci sia bisogno di endorfine ‘artificiali’ per stare bene. Personalmente avevo scelto (inconsciamente) di immergermi nel lavoro e indossare la maschera della manager. Correvo verso nuovi progetti, nuovi traguardi, nuovi incarichi e problemi che si susseguivano uno dietro l’altro. Mi immergevo in continue attività in una corsa senza fine. Poi puntualmente la domenica, giorno di riposo (oggi benedico la domenica) stavo male. Iniziava un’insofferenza interiore, che con gli anni diventava sempre più opprimente. Cercavo  qualcosa da fare, come un drogato in cerca della sua dose, perché quando fermavo il mio dolore iniziava a emergere ed io volevo solo fuggire. Vedi il mio precedente post – L’ANGOSCIA DEL MATTINO. Nessuno sceglierebbe di immergersi nel proprio dolore. Perché farlo? È una cosa lesionista, è da pazzi, mi si potrebbe obiettare. Nessuno ci insegna che l’unico modo per superare il dolore è attraversalo, così come anche la paura e la tristezza. Le grandi tradizioni del passato hanno sempre cercato di calmare la mente e far percepire il dolore nel corpo. Di scollegare i pensieri dal dolore emozionale e di creare così il distacco necessario per osservarlo. Ci sono ancora delle scuole qui in Italia che insegnano queste tecniche, io personalmente ne ho frequentata qualcuna, quasi per curiosità, invece mi sono risultate estremamente utili nei momenti duri. La frase “fate l’amore con il dolore” di Eckharte Tolle è una metafora che suggerisce di accettare la sofferenza invece di resistere ad essa per permettere di superarla e di accedere a un senso di pace interiore. Dopo che sono scesa dalla Ruota del Criceto ho capito che per tutta la Vita avevo corso per evitare il mio malessere interiore. Mi sono trovata di fronte alla mia solitudine e al vuoto della perdita di valore. Ho cercato di fuggire da tutto questo per anni, ma più me ne allontanavo e più dentro di me stavo male. Uscire dalla Ruota del Criceto è un percorso coraggioso, il famoso “cammino dell’eroe” , che non significa smettere di lavorare, di divertirsi, ne’ tantomeno isolarsi. Vuol dire tornare a se’ stessi, perdonarsi ed amarsi. Per farlo bisogna percorre il sentiero a ritroso delle proprie emozioni, dei propri sentimenti e della propria sofferenza. Ripercorrere i traumi della nostra infanzia che ancora ci portiamo addosso, in maniera inconscia,  e che si manifestano con una corrente sotterranea di malessere o emergono a tratti con ondate di rabbia, paura, tristezza e dolore. Possiamo far finta che tutto questo non sia Vero e ricadere nell’illusione che vada tutto bene oppure coraggiosamente ascoltarci e affrontare tutto ciò che abbiamo evitato per una Vita intera. La Vita con le sue sfide e le sue prove ci porta sempre di fronte a questo bivio. Solo che noi non lo riconosciamo e continuiamo inconsapevolmente e meccanicamente a lamentarci, distrarci e fuggire dalle nostre paure. Se capiamo profondamente che la Verità risiede dentro di noi, invece di scappare possiamo iniziare ‘consapevolmente’ ad immergerci nel nostro dolore, affrontare le nostre paure e scoprire il tesoro che emerge solo dopo averli attraversati. Alternativamente potremo continuare a correre nella Ruota del Criceto, facendo finta di nulla, per poi capire solo nel finale della nostra Vita che tutto questo era Vero. Con affetto VALERIA LEOPARDI LASCIA UN COMMENTO Annulla risposta Connesso come VALERIA. Modifica il tuo profilo. Uscire? I campi obbligatori sono contrassegnati * Message* Avvertimi via email alla pubblicazione di un nuovo articolo. Δ Precedente AUTORE: Valeria Leopardi Per molti anni ho lavorato nel settore della Finanza, Amministrazione e Controllo di Gestione in societa’ industriali e di servizio nel ruolo di Responsabile Amministrativo. Ho collaborato con Fondi d’investimento operanti nel settore delle energie rinnovabili, web marketing e agroindustriali. Da anni seguo percorsi di crescita personale e credo che integrare la propria crescita personale con la crescita imprenditoriale sia l’inizio del vero cammino verso il successo CONDIVIDI L’ARTICOLO SU :  

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IL POTERE PERSONALE

IL POTER PERSoNALE – Primi passi per ritrovarlo – “DIO DAMMI LA SAGGEZZA DI ACCETTARE LE COSE CHE NON POSSO CAMBIARE, IL CORAGGIO DI CAMBIARE QUELLE CHE POSSO E LA SAGGEZZA DI SAPERLE DISTINGUERE” – Reinhold Niebuhr Mio marito spesso mi accusa di non informarmi abbastanza. Soprattutto nel periodo del Covid ho avuto dei momenti di chiusura quasi totali verso l’informazione. Percepivo benissimo le ondate di paura, dolore e tristezza che venivano trasmesse dai mass media e per evitare di far nascere dentro di me emozioni negative, ho chiuso i canali di comunicazione. Ma tu sei fuori dal mondo! Mi urlava. Si era vero. Mi ero isolata per cercare di rimanere salda nella mia vita quotidiana e non essere travolta dall’ansia. Non ero pronta ad ascoltare le notizie senza che avessero un impatto negativo sulla mia emotività. Non sapevo ancora distinguere ciò che è reale da ciò che è l’immaginario collettivo. All’epoca non capivo bene che cosa mi stesse accadendo, adesso lo so con esattezza. Stavo proteggendo la mia coscienza. Sto imparando che l’unica cosa su cui abbiamo veramente responsabilità è il nostro stato interiore. Per stato interiore intendo il nostro flusso di pensieri, le emozioni collegate, le parole che ne derivano e le nostre azioni che ne sono una conseguenza. Ricevere delle notizie che ci preoccupano, ci rattristano e ci spaventano senza avere nessuna possibilità di intervenire su di esse, genera frustrazione, paura e rabbia. Stati negativi che ci invadono e che sono anche contagiosi. Sui social media i miei amici rimbalzavano notizie spaventose, non sapendo che così stavano amplificando la portata delle ondate di angoscia e preoccupazione. Nella Ruota del criceto la nostra attenzione è direzionata verso ciò che è lontano, astratto, impossibile da raggiungere, su cui non abbiamo nessuna possibilità di intervenire e che dipende sempre da qualcun altro. Un assassino, un politico, un virus, una qualsiasi entità che noi non conosceremo mai. Miriadi di messaggi di ogni tipo vengono immessi nel nostro sistema, e tutto ciò con lo scopo di riempire la nostra testa di informazioni, renderci spaventati e farci sentire impotenti. Sto scoprendo che uno dei pilastri della ruota del criceto è e distrarci continuamente per non farci ritrovare il nostro potere personale. Ritengo ciò la causa del malessere diffuso nonché del caos in cui viviamo. Ma torniamo al periodo Covid.  A cosa mi sarebbe servito conoscere il numero dei morti giornalieri (sempre che il dato fosse stato reale), se non ad aumentare la mia ansia e la mia angoscia? Nella ruota del criceto il 99% delle nostre decisioni sono mosse dalla preoccupazione, e più viviamo nella paura più siamo manipolabili. In passato, ma mi capita ancora oggi, mi perdevo nell’astrazione mentale. Pensavo di poter intervenire su macro temi, di fare grandi progetti, di risolvere i problemi del mondo. Ma dato che tutto ciò non è realmente possibile, tutto finiva in frustrazione, lamentela e critica. Di fatto non cambiava mai nulla ed io continuavo a correre nella ruota, in uno stato di malessere profondo verso obiettivi che non arrivavano mai (su questo vedi il precedente post SCENDERE DALLA RUOTA DEL CRICETO) Oggi so che l’unica cosa sui cui posso agire veramente sono io. Il mio stato di coscienza è tutto ciò che conta. Assumersi la responsabilità di sé stessi, dei propri pensieri, delle proprie emozioni, delle proprie parole e delle proprie azioni e’ tornare ad esercitare il nostro vero potere personale. Che abbiamo perso. Invece di essere persi in pensieri inutili, in preoccupazioni di ogni tipo, nell’immaginazione negativa torniamo alla realtà, alla nostra vita reale, al nostro presente. Torniamo a noi stessi. Questa è nostra unica responsabilità, tutto il resto non ci appartiene. Anzi direi che forse neanche esiste. Fa parte dell’immaginario collettivo che tanto ci allontana da cio’ che e’ reale e da noi stessi. “LA VITA DI OGNUNO E’ FATTA DI PICCOLE COSE. LA GRANDEZZA E’ UN’ASTRAZIONE MENTALE ED E’ UNA DELLE FANTASIE FAVORITE DELL’EGO” – Eckharte Tolle. Oggi leggo le informazioni con più distacco, mi interesso di ciò che accade nel mondo ma non è nel Mio Mondo e forse nemmeno in quello di chi me lo racconta. Non potrò mai sapere se è vero.   Il mio mondo interiore invece è reale. Da lì prendo decisioni più consapevolmente ed è lì che risiede il mio potere ed il timone da cui dirigo la mia Vita. VALERIA LEOPARDI LASCIA UN COMMENTO Annulla risposta Connesso come VALERIA. Modifica il tuo profilo. Uscire? I campi obbligatori sono contrassegnati * Message* Avvertimi via email alla pubblicazione di un nuovo articolo. 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IL BISOGNO DI SICUREZZA

IL BISOGNO DI SICUREZZA – Che non viene mai soddisfatto – Un importante pilastro che ci tiene incastrati nella ruota del criceto è il BISOGNO DI SICUREZZA.  J. Krishnamurti lo definiva : “il disgustoso bisogno di sicurezza”. Il bisogno di sentirsi sicuri, tranquilli e fuori pericolo. Il bisogno di sentirsi protetti da tutto e tutti. Viviamo in una società in cui il bisogno di sicurezza e’ la leva di campagne promozionali,  comunicazione di massa, per orientare le nostre scelte. Scelte ovviamente basate sulla paura. La foto che ho scelto per questo articolo, l’ho scattata io qualche giorno fa in una vetrina di un negozio di assicurazioni di Roma. Messaggi di questo tipo sono ovunque, basta guardarsi intorno. Facciamo di tutto per sentirci al sicuro, ma perché siamo così spaventati? Da cosa dobbiamo proteggerci e da chi? Se andiamo in giro, nella nostra realtà quotidiana, non ci sono pericoli imminenti eppure siamo continuamente in ansia ed in tensione. Le notizie che arrivano ogni giorno non fanno altro che  alimentare le nostre paure e più fosche immaginazioni. Guerre, pandemie, incidenti, tutti avvenimenti di fronte ai quali ci sentiamo tremendamente impotenti. L’ansia è così pressante che per evitarla non riusciamo più a fermarci e cerchiamo in ogni modo di eliminarla, anche con medicinali di vario tipo (sull’ansia vedi il mio precedente post L’ANSIA) Il  senso di impotenza è ciò che si prova nella ruota del criceto. Deleghiamo all’esterno un potere che è nostro. Quando iniziamo a distaccarci dalla ruota del criceto possiamo osservare che siamo immersi in un’altro grande inganno. L’illusione che la sicurezza possa essere raggiunta con qualcosa di esterno a noi. Cercare di raggiungere la sicurezza e’ un l’illusione, e’ come il successo, non arriva mai. Possiamo sentirci sicuri per breve tempo ma poi in noi ricomincerà la ricerca di sicurezza. Io stessa ho sperimentato questo meccanismo quando lavoravo come dipendente o quando ho iniziato a fare le mammografie per il controllo del tumore al seno. Superati i 40 anni lo screening prevede di effettuare la mammografia una volta l’anno. Così avevo iniziato ad andare a fare i controlli e tutte le volte che si avvicinava la data dell’appuntamento in me iniziava a salire l’ansia. Andrà tutto bene? Supererò il test?  Pensieri negativi, immagini di ospedali e malattie, emozioni di paura. Un bel concentrato di terrore e impotenza. Poi effettuato il controllo la paura scemava e io mi rilassavo. Peccato però che poi ritornava e se non supero il prossimo esame? Forse dovrei farlo prima per essere più sicura. E quindi l’anno successivo cercavo di farlo prima. E poi sempre prima. Si innesca così un circolo vizioso basato sulla paura da cui si rischia di non uscire più. Più cerchiamo la sicurezza esteriore e più ci sfugge. Più affidiamo a qualcosa di esterno a noi la nostra sicurezza più diventiamo vulnerabili ed impotenti. Tutto il sistema è costruito così per farci sentire insicuri ed indifesi. Quando inizi ad ascoltare il tuo Se autentico cominci a sentirti sicuro di te e questo vale in tutti gli ambiti. Denaro, salute, lavoro, ecc… ecc Cerchi meno conferme e lentamente inizi a percepire i tuoi segnali interiori e a seguire la Tua rotta. Sei più in contatto con te stesso e quindi anche con il tuo corpo. Molli la presa, sul controllo, sul bisogno di certezze, sul bisogno di aver ragione, sul bisogno di conferme e sulla ricerca di risultati. Il nostro vero ed unico bisogno è di arrivare in contatto con il nostro Se’ autentico. La Verità è che siamo di passaggio su questo meraviglioso pianeta e niente è per sempre ed in fondo tutti sappiamo che è così.  “E chi di voi, per quanto si dia da fare può aggiungere un’ora sola alla sua Vita?” Mt 6, 27 Invece di inseguire l’illusione della sicurezza, che non può arrivare mai, è molto meglio accettare la Verità, meglio mollare la presa ed iniziare a goderci il viaggio della nostra Vita, giorno dopo giorno, momento per momento, senza più stress da risultati, senza ansie e senza più bisogno di conferme. Sapendo che non siamo eterni daremo molto più valore alle nostre giornate, alle persone che amiamo, alle piccole cose. Non saremo proiettati sul futuro ma ci concentreremo su di noi e su ciò che amiamo fare. Ci rilasseremo e forse troveremo la pace che stiamo cercando. La Vita è un viaggio meraviglioso in cui immergerci con tutti noi stessi. Valeria Leopardi Telegram: https://t.me/laruotadelcriceto LASCIA UN COMMENTO Annulla risposta Connesso come VALERIA. 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COS’E’ IL SUCCESSO

COS’E’ IL SUCCESSO – Una corsa senza fine – Una delle cause principali della mia sofferenza, quando ho deciso di lasciare il mio lavoro è stata la perdita della mia posizione lavorativa che per la maggioranza delle persone, almeno qui in Italia, era definita di successo. Aver corso tutta la Vita per arrivare li dove volevo, essere seduta sul mio trono per poi lasciarlo, mi ha causato un dolore tremendo. Una parte di me volevo rimanerci attaccata a tutti i costi, ma un’altra parte non ne poteva veramente più e stava malissimo. Ero divisa perché non potevo più tornare indietro ma allo stesso tempo rimpiangevo il mio ruolo professionale che tanto definiva il mio se’ al mondo. La mia sofferenza era talmente alta che ho comunque deciso di mollare. Sentivo di non valere più nulla e di aver perso tutto. Ma per osservare quale e’ la maschera che indossi  bisogna arrivare al Vuoto del fare (vedi il mio precedente post Liberta’ e Lavoro) e solo dopo averlo attraversato puoi capire perché la indossavi e le illusioni che si nascondono dietro le tue scelte. La falsa identità con cui viviamo non è qualcosa di statico, ma è viva e non mollerà la presa così facilmente. Di questo ne parleremo in seguito. Come si può definire successo una situazione in cui sei a disagio, che ti soffoca o che ti richiede di fare cose che non ti piacciono? Una situazione in cui l’ambiente è competitivo, i colleghi si lamentano sempre e i tuoi capi ti tiranneggiano? Una situazione in cui devi tradire te stesso, compiacere per aver approvazione e vivere nella paura di sbagliare o di perdere il lavoro? C’è una separazione tra quella che è la Realtà della tua vita quotidiana e quella che è l’Illusione del successo. Ogni volta che fai qualcosa che non ti rispetta, che non è in allineamento con il tuo se profondo e con i tuoi bisogni stai fallendo. E’ proprio così semplice. Non importa cosa ti dice il mondo, lo puoi capire da te stesso osservando il tuo stato interiore e percependo come ti senti. L’ascolto di te stesso e l’osservazione del tuo stato d’animo sono reali e sono il primo passo  verso l’amore di se’ autentico. Il successo è un’illusione, nel senso vero della parola. Un’immagine a cui noi puntiamo, un’idea che ci siamo fatti, che quasi tutti condividono e verso cui corriamo ma a scapito della quale soffochiamo noi stessi ed i nostri veri bisogni. Accettare tutto questo per me è stato molto doloroso, perché ho trascorso tutta la mia Vita ad inseguire quella che per me era l’immagine del successo e nel farlo ho tradito me stessa. Ero così orientata ai miei obiettivi, ai miei risultati ed ai miei traguardi che ero nell’oblio di me stessa. Non mi ascoltavo, compiacevo i capi e svilivo i collaboratori per darmi valore, non mi rispettavo e sicuramente non mi amavo. Nella ruota del criceto funziona così, si corre sempre verso degli obiettivi da raggiungere e ci si dimentica di se stessi. Non importa quale sia l’obiettivo, l’importante e’ correre. Questo meccanismo però non funziona. Credo che ognuno lo sperimenti sulla propria pelle. Raggiunto l’obiettivo scopriremo che non saremo appagati né soddisfatti, e se lo saremo, sarà solo per poco. Allora ricominceremo a correre verso un altro traguardo, e poi un altro e ancora un altro. In una corsa senza fine. Oppure, se avremo il coraggio amandoci di fermarci, coglieremo l’occasione, forse per la prima volta nella  nostra Vita, finalmente di ascoltarci, aprirci al nostro dolore e perdonarci. Potremo iniziare a liberarci e capire che in fondo è tutta un’illusione. L’unica cosa che conta è amarci veramente. E’ questo l’unico e vero successo. Con affetto Valeria Leopardi LASCIA UN COMMENTO Annulla risposta Connesso come VALERIA. Modifica il tuo profilo. Uscire? I campi obbligatori sono contrassegnati * Message* Precedente AUTORE: Valeria Leopardi Per molti anni ho lavorato nel settore della Finanza, Amministrazione e Controllo di Gestione in societa’ industriali e di servizio nel ruolo di Responsabile Amministrativo. Ho collaborato con Fondi d’investimento operanti nel settore delle energie rinnovabili, web marketing e agroindustriali.   Da anni seguo percorsi di crescita personale e credo che integrare la propria crescita personale con la crescita imprenditoriale sia l’inizio del vero cammino verso il successo CONDIVIDI L’ARTICOLO SU :

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IL TUO VALORE

IL VALORE DI SE’ – E L’illusione in cui viviamo – Quando lavoravo come Responsabile Amministrativo per un grande gruppo energetico, pensavo di avere molto valore. Dopo tanti anni di lavoro, di sfide, di lotte, competizioni e vittorie finalmente avevo raggiunto un obiettivo importante della mia carriera lavorativa. Mi sentivo di valere, avevo un ruolo altisonante, guadagnavo tanto, un team di collaboratori che eseguivano i compiti che gli assegnavo ed il mio lavoro era molto riconosciuto. Finalmente potevo dire a me stessa e al mondo di avercela fatta, di aver raggiunto il successo e di essere qualcuno. Insomma mi sentivo come una reginetta sul suo trono. Almeno così mi sembrava, così mi avevano raccontato fosse il successo e così volevo credere che fosse. Dentro di me però c’era qualcosa che non funzionava. L’agognata felicità a cui tutti aspiriamo non era arrivata. Percepivo un malessere di fondo che era soffocato dalle mille distrazioni quotidiane ma che a tratti emergeva. Era insoddisfazione, tristezza, rabbia e anche dolore. Non riuscivo a capire da cosa dipendesse, ma era lì e con il passare del tempo è divenuto sempre più forte. Ho tentato di immergermi nel lavoro ancora di più, ma più volevo sentirmi importante e darmi valore e più stavo male. Ricordo alcune mattine che entravo in ufficio e andavo diretta in bagno a piangere. Lo ricordo benissimo, lo sforzo interiore per indossare la maschera della manager super efficiente e la realtà di cosa provavo dentro di me. Ho impiegato anni, veramente anni, ad aprirmi alla verità, alla mia verità, che non era affatto quella che mi era stata insegnata dalla mia famiglia, né quella che ci viene trasmessa continuamente dalla società, né quella in cui tutti siamo immersi. La verità ti rende libero … ma prima però ti terrorizzerà. E questo non ce lo insegna nessuno. La Vita che è una Maestra ha iniziato ad aiutarmi e per farmi vedere la realtà ho iniziato a togliermi  tutto ciò che definiva il mio Valore e a cui mi ero attaccata come una cozza con tutta me stessa. Il mio ruolo professionale, il mio lavoro, il mio stipendio, tutti i miei contatti di lavoro, la mia routine quotidiana. Lentamente ma inesorabilmente ho percepito la spinta della Vita che voleva che mollassi tutto. Le email che non arrivavano più, niente compiti da fare, niente più urgenze.  È stato difficilissimo. È stato come morire. Ho cercato di resistere in tutti i modi ma alla fine sono arrivata lì dove arrivare. Sono arrivata al Vuoto e all’incontro con la mia vera me. Vedi il mio precedente post E TU DI COSA TI OCCUPI? Ed è emerso un mare di dolore quello che ho evitato per tutta la Vita, quello che nasce dalla ferita mortale di credere di non valere niente. La ferita più grande della mia Vita è sempre stata di non andare bene, di essere giudicata, di essere derisa. E così molto presto ho imparato a conformarmi alle regole della società per essere accettata, riconosciuta, ben voluta. Valeria, nella sua autenticità, nei suoi bisogni, in tutti gli aspetti della sua sensibilità non poteva essere vista, andava nascosta dietro una maschera di professionalità, efficienza e rispettabilità. Ognuno indossa la maschera che preferisce. Guadagnare, avere un ruolo professionale mi avrebbero dato quel valore che altrimenti non avrei avuto. Ma la mia verità era tutt’altra. E credo sia così per tante persone. Non mi interessa primeggiare, competere e vincere per dimostrare chi sono. Non mi interessa avere sempre ragione e dare torto agli altri. Non mi interessa essere la migliore. L’unica cosa importante è amarmi, accettarmi, perdonarmi e capire che solo essendo autenticamente me stessa posso trovare il mio vero valore. Il valore non è qualcosa di esterno a noi che possiamo incollarci addosso con titoli, ruoli o altro. Queste sono tutte maschere che prima o poi perderemo, con la pensione, con un licenziamento, la vecchiaia ed infine quando lasceremo questo meraviglioso pianeta. Il valore è qualcosa di interno a noi, ma che non riusciamo a raggiungere perché ci giudichiamo continuamente, ci conformiamo, non ci accettiamo e quindi non ci amiamo. Abbiamo paura di mostrare il nostro vero se’ e quindi anche il nostro vero valore.  E tradendo noi stessi, soffriremo sempre. Tutto il sistema è costruito affinché sia così, ed è tutta un’illusione. Quindi dobbiamo emergere, competere e vincere per dimostrare di valere. Cerchiamo il nostro valore nella percezione che gli altri hanno di noi, perché noi ne ce ne diamo, anzi condanniamo chi siamo veramente e abbiamo paura che gli altri possano vederci nella nostra autenticità. Ecco realizzare tutto questo e capire che è vero porta’ alla Vera Libertà. Sto facendo pace con me stessa, mi dedico del tempo, faccio che ciò che amo e non mi faccio più schiavizzare. Da nessuno. Dal denaro, neanche dalle parti di me che ancora vogliono emergere. Sto imparando a dire no, anche quando ho paura del giudizio, della povertà, del mancato riconoscimento. Non voglio più essere importante, né avere un titolo, né convincere nessuno che io ho ragione. Voglio solo essere me stessa ed amarmi come sono. Solo questo per me ha valore. Con affetto Valeria Leopardi www.vuelle.it https://t.me/lavoroeliberta LASCIA UN COMMENTO Annulla risposta Connesso come VALERIA. Modifica il tuo profilo. Uscire? I campi obbligatori sono contrassegnati * Message* Precedente AUTORE: Valeria Leopardi Per molti anni ho lavorato nel settore della Finanza, Amministrazione e Controllo di Gestione in societa’ industriali e di servizio nel ruolo di Responsabile Amministrativo. Ho collaborato con Fondi d’investimento operanti nel settore delle energie rinnovabili, web marketing e agroindustriali. 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IL MIO PROFILO LINKEDIN

IL MIO PROFILO LINKEDIN – L’immagine professionale – I giorni scorsi sono stata nuovamente messa alla prova, ho incontrato alcune persone ed ho dovuto parlare del mio ruolo professionale e del mio lavoro. Sono sincera. Ho fatto di tutto per fargli credere che ancora ero sul pezzo, che lavoravo a tempo pieno che il mio studio professionale andava bene e che potevo svolgere gli incarichi che volevano darmi senza problemi. Pensavo di essermi liberata dall’attaccamento al ruolo professionale e dal bisogno di riconoscimento, ma non è così. Vedi il mio precedente post L’ATTACAMENTO AL RUOLO PROFESSIONALE    Sono ancora in fase di disintossicazione e me ne rendo conto subito. Provo un senso di insoddisfazione, di malessere interiore . Iniziano i dubbi, le preoccupazioni e le paure. Una parte di me vuole sentirsi importante, avere la sicurezza del lavoro e del denaro, l’altra, quella vera, che sta conoscendo la libertà sa che la perderebbe per tornare ad indossare la maschera di professionista, della donna d’affari. “Quanto costa la libertà?” “ La libertà ti costerà la maschera che indossi, la maschera che sembra cosi’ comoda e cosi’ difficile da togliere non perché  ti stia particolarmente bene ma perché’ la indossi da troppo tempo” Florinda Donner. In maniera impaziente ho cominciato a sistemare il mio profilo su Linkedin, ho iniziato a pensare a come presentarmi al mondo per essere apprezzata. Più navigavo su Linkedin e più stavo male, mi paragonavo ad i miei ex colleghi, i miei conoscenti con ruoli altisonanti, tutti che raggiungono successi, tutti che sembrano vittoriosi ed io che mi sentivo sempre peggio. Così facendo il mio malessere aumentava. Ed il motivo è chiaro ed è sempre lo stesso. L’amore di sé. Non puoi trasferire il tuo potere personale all’esterno tradendo chi sei veramente. Non puoi chiedere inconsciamente conferme agli altri per avere una buona opinione  di te stesso. Non puoi misurare il tuo valore in base al tuo successo professionale o al livello del tuo stipendio. Tutto questo ti farà soffrire enormemente, perché avrai anteposto gli altri a te ed il tuo Cuore lo sentirà. Io almeno ormai lo sento subito. La ricerca di approvazione veramente è come un veleno in cui ci hanno immerso, che ci schiavizza e ci opprime. Bisogna essere risoluti per rendersene conto perché prende mille sfaccettature e si manifesta in tanti comportamenti diversi. La cura è l’amore di sé. Credere in sé stessi e nella propria verità, anche e soprattutto quando le cose vanno storte, quando gli altri non ci capiscono. Smettere di sentirsi superiori o inferiori, smettere di competere per vincere. Uscire dal giudizio, abbassare le pretese, ascoltarsi con benevolenza. Insomma nei giorni scorsi sono ricaduta nell’illusione del successo ma ormai me ne rendo conto molto velocemente. Non sono ancora pronta per reimmergermi nel lavoro, perché il mio vero me non si è ancora stabilizzato, sono ancora in via di disintossicazione e guarigione. Ma di sicuro non sceglierò lavori per ridarmi un ruolo altisonante, né mi piegherò per avere un lauto stipendio. Al momento la mia strada non è ancora chiara, inizio ad avere dei barlumi e delle intuizioni. A volte provo ansia e vorrei subito prendere iniziative, ma ho capito che farei passi falsi. In questi mesi quando mi sono data fretta ho commesso spesso errori. Vedi il mio precednete post LA FRETTA. So che solo rispettando me stessa e rimanendo autentica fino alla fine posso trovare la mia Via e  farà bene a me ed anche a tutti quelli che mi sono vicino. Non dovro’ piu’ competere con nessuno ne’ mostrarmi diversa da come sono per cercare apprezzamenti. Con affetto Valeria LASCIA UN COMMENTO Annulla risposta Connesso come VALERIA. Modifica il tuo profilo. Uscire? I campi obbligatori sono contrassegnati * Message* Precedente AUTORE: Valeria Leopardi Per molti anni ho lavorato nel settore della Finanza, Amministrazione e Controllo di Gestione in societa’ industriali e di servizio nel ruolo di Responsabile Amministrativo. Ho collaborato con Fondi d’investimento operanti nel settore delle energie rinnovabili, web marketing e agroindustriali.   Da anni seguo percorsi di crescita personale e credo che integrare la propria crescita personale con la crescita imprenditoriale sia l’inizio del vero cammino verso il successo CONDIVIDI L’ARTICOLO SU :

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L’ANGOSCIA DEL MATTINO

L’ANGOSCIA DEL MATTINO – Un indizio – “I DOVERI DI UN SISTEMA POSSONO SOTTRARRE AD UNA PERSONA LA PROPRIA GRAZIA, BELLEZZA E AMORE” A. De Mello Ogni mattina da anni, mi sveglio sempre con un sottile senso di malessere. Anzi appare dopo poco che mi sono svegliata. La giornata inizia sempre così e da anni ormai accade. Quando lavoravo in ufficio, ero come un orologio svizzero. Alle 9.00 in punto ero alla mia scrivania. Spesso discutevo con mio marito che mi diceva: rilassati, che fretta hai? Prendiamoci qualcosa insieme al bar. Ed io che resistevo con rabbia a quelle richieste perché dovevo e volevo essere puntuale e precisa. Sentivo la rabbia salire dentro di me perché io ero un’ottima professionista e far tardi significava incrinare quell’immagine. Questo malessere è cresciuto con il tempo, fino a diventare quasi insostenibile. Ricordo alcune mattine di aver pianto perché non ce la facevo più ad andare in ufficio e ad essere sempre performante, cosa che includeva anche la puntualità. Veramente non volevo ascoltarmi ed accettare che forse non ero sulla mia strada e ho lottato contro me stessa per mantenere la maschera che mi ero appiccicata addosso. Ma chi vuole andare in ufficio tutti i giorni? Sedersi su una scrivania e stare seduta davanti ad un PC svolgendo pratiche e pratiche per gli interessi di qualcun altro? All’epoca non vedevo tutto questo, pensavo solo a fare il mio dovere e a farlo bene. Di fatto ripetevo il modello della mia famiglia, perché’ era tutto ciò che conoscevo e non pensavo potesse esserci un’altra strada. Quando sono uscita dalla ruota del criceto la mattina ho continuato a stare male. Accendevo tutti i giorni il PC in attesa di qualche email, di qualcuno che mi chiedesse qualcosa, ma non arrivava più nulla. Scendere dalla ruota del criceto non fa cambiare i tuoi stati interiori in un click. Inizia un percorso ed anche doloroso in cui realizzi che hai vissuto secondo regole non tue, che hai interiorizzato  dentro di te la spinta ad obbedire, che ti giudichi secondo parametri che ti soffocano. Vedi il mio post SCENDERE DALLA RUOTA DEL CRICETO. Insomma realizzi che sei  uno schiavo. Almeno così è stato per me. Ammetterlo è stato durissimo, si è scoperchiato il vaso di pandora del mio dolore, che fino a quel momento era stato di sottofondo. Ancora oggi al mattino sento quella spinta, ad accendere il pc, a verificare le email,  a controllare il cellulare. Ma ora la riconosco, la affronto, l’accolgo, non scappo più. So che c’è una parte di me che ancora ha bisogno di riconoscimento, che cerca il successo e vorrebbe apprezzamenti. Ho imparato ad essere paziente con me stessa, a perdonarmi e a capire che l’unica strada che per me ha senso è quella della libertà. Non mi piego più, mi concedo un cappuccino o una passeggiata con Ciccia il mio cagnolino. Lo faccio perché in quel momento è ciò che scelgo di fare. La libertà è uno stato interiore e che passa attraverso l’amore autentico di se’. Con affetto Vuelle LASCIA UN COMMENTO Annulla risposta Connesso come VALERIA. Modifica il tuo profilo. Uscire? I campi obbligatori sono contrassegnati * Message* Precedente AUTORE: Valeria Leopardi Per molti anni ho lavorato nel settore della Finanza, Amministrazione e Controllo di Gestione in societa’ industriali e di servizio nel ruolo di Responsabile Amministrativo. Ho collaborato con Fondi d’investimento operanti nel settore delle energie rinnovabili, web marketing e agroindustriali. Da anni seguo percorsi di crescita personale e credo che integrare la propria crescita personale con la crescita imprenditoriale sia l’inizio del vero cammino verso il successo CONDIVIDI L’ARTICOLO SU :  

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ESSERE UN DEGNO AVVERSARIO

ESSERE UN DEGNO AVVERSARIO – La partita a tennis- La scorsa domenica mattina, sono andata a fare una partita di tennis. Ho giocato a tennis quando ero ragazzina e riprendere non è stato semplice. Sono emerse tante insicurezze: Sono troppo grande? Riuscirò a giocare? Farò brutta figura? Ho cmq deciso di provare e nonostante la paura ed i timori ho ricominciato. Ed ho fatto la scelta giusta. Quando ho iniziato le lezioni, lo scorso ottobre, ero decisamente con qualche chilo di troppo e del tutto fuori allenamento. Facevo fatica a correre ed ero piuttosto goffa e impacciata. Molte palline andavano fuori o a rete ma lentamente ho iniziato a ricordarmi come si giocava. Voglio ringraziare di cuore i miei compagni di allenamento per lo spirito ironico e giocoso con cui mi hanno accolta ed i miei allenatori che non hanno avuto pretese di risultato e hanno lasciato che migliorassi con i miei tempi, lasciandomi sbagliare e ironizzando sulle mie gaff. Chi mi conosce sa che per anni ho corso, fino ad arrivare con grande fatica a correre la mezza maratona. Mi dicevo che mi piaceva correre ma era vero il contrario! Non mi divertivo affatto e correvo per ottenere un risultato, dimostrare a me stessa di potercela fare, forse in fondo per sentirmi  superiore a tutti quelli che non correvano. Mi vantavo dei miei risultati ed ero, anche se non lo sapevo, in cerca di appovazione (vedi il mio post IL BISOGNO DI PIACERE). Gareggiare, migliorare i miei tempi, dimagrire, rimanere al passo col gruppo. Che fatica!!! Spesso non riusciamo ad ammettere che ciò che desideriamo, in fondo non fa per noi. Smettere di correre poteva sembrare una sconfitta al mare di corridori scattanti con cui mi allenavo, ma per me è stata invece una vittoria. Un altro modo di dire NO all’immagine grandiosa di me che volevo dare agli altri e un grande SI a me stessa. Giocare a tennis è una sfida continua non con il tuo avversario, ma con te stesso. Tante insicurezze profonde emergono durante l’allenamento e ancora di più in partita. A tennis puoi vincere solo se credi in te stesso. Altrimenti per quanto tecnicamente tu sia bravo la tua insicurezza emergerà e ti farà sbagliare quando meno te lo aspetti. Non puoi mentire a te stesso dicendoti sono forte, sono bravo, ecc… L’insicurezza è più profonda e non va via così facilmente. Questa mattina durante la partita ho percepito con chiarezza tutta la mia insicurezza, la paura di sbagliare, la paura di fare brutta figura, di essere umiliata e in fondo di vergognarmi.. Ho giocato con Alessandro un ragazzo giovane, alto, magro e in forma e prima di accettare la sfida ho avuto molti dubbi e tante paure. Ma ho capito che era una prova ed ero decisa ad affrontarla. Questa mattina la cosa migliore che potevo fare era dare il meglio di me, e non per vincere ma essere un degno avversario. Il degno avversario è una persona che non vuole distruggerti, umiliarti o ferirti, ma che da’ il suo meglio affinché anche tu possa tirare fuori il meglio di te ed anche tu cresca. Se avessi ceduto alla mia insicurezza e avessi mostrato l’immagine di me goffa e perdente, avrei fatto del male a me ma anche ad Alessandro. Mi sono impegnata, ho accettato i miei errori, osservato la mia insicurezza ed ho continuato. Il risultato della partita non conta più per me perché so di aver fatto il mio meglio. Tirare fuori la parte migliore di noi stessi è un nostro dovere perché stimola anche gli altri a migliorare. Impegnarsi per crescere ed evolvere è ascoltare la nostra spinta interiore che ci porta fuori dalla nostra comfort zone e che spinge anche gli altri a fare lo stesso. Se rimaniamo chiusi, intimoriti e comodi nelle nostre insicurezze, non solo tradiremo noi stessi ma non daremo agli altri a possibilità di evolvere quando ci incontreranno nel loro percorso. Io voglio essere un degno avversario, e non solo a tennis. Valeria Precedente AUTORE: Valeria Leopardi Per molti anni ho lavorato nel settore della Finanza, Amministrazione e Controllo di Gestione in societa’ industriali e di servizio nel ruolo di Responsabile Amministrativo. Ho collaborato con Fondi d’investimento operanti nel settore delle energie rinnovabili, web marketing e agroindustriali. Da anni seguo percorsi di crescita personale e credo che integrare la propria crescita personale con la crescita imprenditoriale sia l’inizio del vero cammino verso il successo CONDIVIDI L’ARTICOLO SU :  

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IL BISOGNO DI PIACERE

IL BISOGNO DI PIACERE – Un edulcorante artificiale – Ho sempre cercato approvazione. Per me è sempre stato così e nella ruota del criceto è così per tutti. Fintanto che non ho iniziato ad ascoltare i miei veri bisogni c’è sempre stata una parte di me che ha ricercato l’attenzione dagli altri e che soffriva quando non la riceveva. E questo anche nel lavoro. Ci sono tanti modi per richiamare l’attenzione ed io credo di conoscerli quasi tutti. Ecco una breve lista: quando sorrido senza motivo, quando racconto qualche episodio incredibile della mia Vita, quando tendo ad esagerare, quando mi vanto dei miei successi personali, quando voglio apparire speciale, quando mostro di sapere cose che gli altri non sanno.  Per esempio hai saputo cosa è successo Francesca??? Parlare degli altri è un ottimo modo per attirare attenzione su di sé,  perché tu sai qualcosa che gli altri non sanno e questo attira la loro attenzione e tu ti senti, per un breve momento, speciale… E così via in una lista che potrebbe continuare a lungo. Il bisogno di approvazione può essere celato o più evidente, ma è comunque presente. È come un anestetizzante che si prende per evitare di provare il dolore che deriva dalla mancanza di valore personale. Un edulcorante artificiale che ti allontana da te stesso e dall’amore per te stesso. Il valore di sé è un tema profondo che determina le nostre scelte ed i nostri comportamenti. Ricordo bene in ufficio, quando parlavo e scherzavo con un mio collega molto simpatico e come lui diventasse incredibilmente serio per rispondere alle email che gli arrivavano (anche io facevo lo stesso). Percepivo la tensione sul suo viso e nel suo sguardo. Gli domandavo: “Che cosa ti hanno scritto? Che è successo?” Per poi scoprire che il contenuto delle email non era così importante, ma per lui sì lo era. Per lui era veramente serio. Nella ruota del criceto è tutto importante, è tutto urgente e tutto è grave. Ho iniziato a percepire che c’era qualcosa che non andava. Non lavoravamo in cardiochirurgia e questo senso di urgenza e gravità era fittizio, ma contribuiva tremendamente a darci il nostro senso di importanza personale. E’ questa  una grande illusione della ruota del criceto. Tutto questo ha contribuito a farmi credere che il lavoro che svolgevo fosse tremendamente importante e di conseguenza  anche io lo ero. Il mio ruolo professionale si era fuso con la mia identità. Il mio lavoro era chi io fossi e non cosa facessi. Nella nostra società questa distinzione non esiste quasi più e quindi quando ho mollato il lavoro ho perso tutto il mio valore.   Se erroneamente senti che il tuo lavoro ti dà il tuo valore come persona, ci rimani aggrappato a tutti i costi, pur di non dover affrontare la perdita di importanza personale… La Vita che’ una Maestra sa che tutto questo è un’illusione e prima o poi inizia a portarti via le cose a cui ti aggrappi…tra cui il lavoro. Ed in questo periodo credo stia accadendo a molte persone.  Allora quel vuoto da cui tutti fuggiamo ricompare all’orizzonte e  abbiamo solo due strade che possiamo percorrere, tornare indietro e cercare un altro lavoro (che ci schiavizzi nuovamente) o avere il coraggio e attraversare il vuoto da cui fuggiamo da sempre. Vedi il mio precedente post  E SE PERDO IL LAVORO Più agganci il tuo valore al lavoro e più ne diventi schiavo. Funziona esattamente come una droga, non ne puoi fare a meno perché altrimenti stai male. Il lavoro così diventa una schiavitù, ti fa male ma non ne puoi fare a meno. In inglese c’è la parola workaholic che descrive questo meccanismo. In italiano suona come stacanovista o maniaco del lavoro.  Diffidate di coloro che dicono di essere sempre impegnati. Vogliono esserlo (inconsciamente), perché non riescono più a fermarsi. E così si lavora sempre e si corre sempre. Non importa che lavoro faccio, l’importante e’ lavorare e correre. Dimostrare a sé stessi di essere importanti. Una promozione, un corso, un riconoscimento, un problema risolto. Qualcosa per essere apprezzati. Sto scoprendo che la spinta alla ricerca di approvazione si allenta dentro di me  quando ho il coraggio di vedermi veramente per ciò che sono, quando mi accetto anche nella sconfitta e negli errori. Quando mi perdono. Quando smetto di giudicarmi. Solo così posso essere libera e non mi interessa più dimostrare niente a nessuno. Con affetto Valeria Precedente AUTORE: Valeria Leopardi Per molti anni ho lavorato nel settore della Finanza, Amministrazione e Controllo di Gestione in societa’ industriali e di servizio nel ruolo di Responsabile Amministrativo. Ho collaborato con Fondi d’investimento operanti nel settore delle energie rinnovabili, web marketing e agroindustriali.   Da anni seguo percorsi di crescita personale e credo che integrare la propria crescita personale con la crescita imprenditoriale sia l’inizio del vero cammino verso il successo CONDIVIDI L’ARTICOLO SU :

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